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È morto Leone di Lernia, la voce “trash” più amata in radio

È morto Leone di Lernia, la voce “trash” più amata in radio

“Avevi ragione su tante cose. Addio, vecchio amico mio” Così, con un annuncio dato su Instagram da Fabio Alisei, una delle voci dello “zoo” di Radio 105, è stata fornita la notizia della scomparsa di Leone di Lernia, portato via da un male incurabile: nato a Trani nel 1938, aveva iniziato la carriera come urlatore, con lo pseudonimo Cucciolo Di Lernia, partecipando anche nel 1961 al Festival dell’Urlo organizzato da Ghigo Agosti; ha inciso il suo primo 45 giri, Trenta chili/Andiamo nei cieli, nel 1968 per la L.O.N.G.I.N.I. di Barletta. Trasferitosi a Milano, ha lavorato a lungo come cantante e comico dialettale in varie televisioni locali: negli anni novanta aveva ottenuto la popolarità a livello nazionale grazie alla partecipazione al programma radiofonico di Radio Monte Carlo Fausto Terenzi Show assieme a Fausto Terenzi e Paolo Dini e ai due dischi della serie “Barhouse” in cui ad essere reinterpretati nel suo solito mix di barese/italiano sono i successi da discoteca del momento. Nel 1999 aveva iniziato a collaborare come spalla comica al programma radiofonico Lo Zoo di 105 su Radio 105, condotto da Marco Mazzoli, Fabio Alisei, Pippo Palmieri, Wender, Paolo Noise e Gibba. Leone, oltre a mettere in onda le sue canzoni, si esibisce anche in parodie parlate, rendendo molte delle sue esclamazioni veri tormentoni.

Scomparso a 78 anni, aveva lottato con un male incurabile

A ricordarlo su Facebook è stato il figlio Davide: “Un male incurabile l’ha portato via, ma non ha portato via il suo spirito che rimarrà nei nostri cuori. La famiglia Di Lernia ringrazia tutte le persone che l’hanno amato e i suoi fans. Grazie di essere esistito. Ti amo Davide”. Marco Mazzoli, storica voce dell’emittente, lo ha invece ricordato su Facebook: “Quando io e Fabio siamo andati in ospedale a trovarlo, i medici e i familiari ci avevano detto che il male era in stato avanzatissimo e che aveva pochi mesi. In quel momento, siamo esplosi in un pianto infinito. L’unica speranza era che il suo corpo tenesse duro e potesse affrontare la chemio, ma come faceva a rimettersi? Appena ha visto telecamere, tutta l’attenzione su di lui, ha tenuto botta e si è goduto gli ultimi giorni di notorietà. Lui era così, viveva per la tv e la radio, apparire era la sua gioia, essere riconosciuto, la sua aria”. L’ultimo saluto è maturato così: “Sabato sera ha voluto che io e Wender andassimo a cena da lui, voleva stare con quelli con cui ha inizato Lo Zoo nel 1999, come se volesse chiudere il cerchio. Sembrava in forma, sembrava pieno di vita, ma la notte ha avuto un tracollo e la mattina successiva mi ha inviato (con fatica) un messaggio vocale in cui diceva che si sentiva debole e che forse sarebbe venuto in radio il giorno dopo, ma quello è stato l’ultimo messaggio da lucido. Mi mancherai tantissimo amico mio, lascerai un vuoto nella vita di tutti noi, eri un ragazzino, con una carica assurda. Eri sempre di buonumore e riuscivi a farci ridere anche in circostanze assurde”.


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