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Donne di Puglia oltre il focolare: gli antichi mestieri femminili

“Le donne pugliesi si sono sempre reinventate, lavorando come ricamatrici, panificole, capere e non solo...”
Donne di Puglia oltre il focolare: gli antichi mestieri femminili


Schiacciatrici di mandorle, raccoglitrici di olive, operaie delle industrie conserviere, contadine, ricamatrici, lavoratrici del tabacco: sono i mestieri antichi del mondo femminile, sono il punto di partenza che ha permesso alla donne di Puglia di avviare il loro percorso di emancipazione e affermazione della propria identità.

Ricamatrici e panificole

A Manfredonia per esempio, nelle epoche passate, le donne erano dedite all’attività del ricamo. Vi era una signora che insegnava l’arte del ricamo alle giovani ragazze, le quali si cucivano a mano il corredo per il loro matrimonio. Nel 1592 Isabella De Florio avviò la scuola di ricamo e cucito in casa sua. Nacque un importante fulcro educativo nel paese, un luogo in cui tutte le fanciulle delle più ricche famiglie manfredoniane si recavano per imparare a diventare delle perfette ricamatrici.

Numerose nella provincia di Brindisi erano le panificole, artigiane che lavoravano la farina per fare il pane, sia per la propria famiglia che su commissione. Si trattava di un’attività molto faticosa, poiché richiedeva molto tempo date le procedure di lievitazione, e anche molta forza fisica, soprattutto nelle braccia, dato l’utilizzo di strumenti rudimentali.

Le donne di Puglia spigolatrici e capere

In Salento vi erano numerose donne spigolatrici, le quali durante l’estate si recavano nei campi, dopo la mietitura, per raccogliere le spighe sfuggite alla falce dei mietitori affinché ricavassero la farina necessaria per la preparazione di pane e pasta a consumo familiare. Questo non era un vero e proprio mestiere ma più che altro un’attività di sostentamento che spesso era attribuita alle donne.

O ancora vi era la “cap’lloir”, ovvero la capera. Così era chiamata a Gravina colei che pettinava i capelli delle donne. Una sorta di parrucchiera che veniva chiamata a domicilio per spidocchiare, pettinare con il suo “p’tness” (pettine) le chiome delle donne, sistemare i tuppi e adornarli con nastrini colorati, come era solito fare nell’800 tra l’alta borghesia femminile. La pettinatrice, girando casa per casa, tra i ricchi del paese, tra una pettinata e l’altra, amava sussurrare ai suoi clienti i fatti appresi nelle altre case. Proprio per questa abitudine con il tempo il termine “cap’lloir” a Gravina è diventato sinonimo di pettegola.

Un panorama di mestieri dunque quelli compiuti dalle donne di Puglia: alcuni sono ormai scomparsi perché soppiantate dal progresso tecnologico, altri si sono trasformati, evoluti.

Una cosa certa è che la voglia, il fervore delle donne di Puglia (e non solo) non ha mai smesso di esistere. Non è un caso che tutte, a distanza di secoli, continuino ad affermarsi attraverso il lavoro, combattendo, soprattutto al Sud, contro il pregiudizio e le discriminazioni di genere.


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