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I pugliesi sparsi per il Mondo vengono riconosciuti anche da un semplice ‘ciao’. Il nostro accento e la nostra cadenza, che provengono dalla incredibile storia della nostra regione, cambia di provincia in provincia. A volte, la pronuncia di una parola detta da un abitante di Foggia è totalmente diversa da quella di un comune della BAT. Come mai il Tacco dello Stivale presenta così tanta diversità in così pochi chilometri?
Ciascuno di noi ha sicuramente riso allo sketch di Pino Campagna sulle differenze dialettali che imperversano su tutta la Puglia, paragonando la parlata foggiana alla lingua araba, quella barlettana al francese, quella molfettese all’inglese e quella salentina al cinese. In realtà la parodia del comico pugliese non è casuale e va a raccontare, in chiave umoristica, la storia della regione, da sempre colonizzata da differenti popoli che hanno lasciato inevitabilmente alcune influenze nel parlato locale.
Dopotutto, la Puglia è stata la patria di Greci, Romani, Longobardi, Messapi, Arabi, Francesi e Spagnoli. Per questo motivo la situazione linguistica-dialettale può essere divisa in tre ceppi principali: greco, latino e sannita.
Due delle tre varietà linguistiche appartengono alla parte centro-settentrionale della Puglia. Alla provincia della Capitana appartiene la varietà dauno-apulo-foggiana, mentre nella Terra di Bari (Bat inclusa) c’è quella apulo–barese.
Il doppio ceppo nella zona di Foggia è divisa nei dialetti apulo–foggiani e quello parlato nel Subappennino Dauno, da cui deriva appunto il ceppo dauno–appenninico.
Le città di Vieste, Mattinata, Monte Sant’Angelo e la zona del Tavoliere sono caratterizzati dalla palatizzazione della A. Questo fenomeno consiste nell’articolare la vocale in un punto più avanti nel palato rispetto al suono d’origine. Nel ceppo dauno-appenninico, invece, si tende a conservare la vocale tonica A. I paesi a sud-est di Foggia, quindi, tengono durante la pronuncia di qualsiasi parola ad accentare la sillaba che presenta la prima delle cinque vocali.
La varietà apulo-barese interessa la Terra di Bari, ovvero la provincia omonima e la BAT. e si parla nel territorio delimitato a nord dall’Ofanto.
Lecce ha influenzato gran parte dei ceppi presenti nel sud della Puglia. A differenza dell’apertura vocalica presente nella zona barese, il dialetto salentino è conosciuto principalmente per l’utilizzo di un suono cacuminale (la parte anteriore della lingua viene applicata ad un punto del palato duro).
Sebbene lapresenza del ceppo della Città del Barocco sia molto presente, anche nella terra del Salento è possibile suddividere due differenti aree: una centro–settentrionale di influenza latina e una meridionale di ascendenza greca.
Di questi ceppi fanno parte anche le cosiddette zone di transizione in cui ci sono le cittadine di Taranto e Brindisi, in cui si passa in maniera graduale dalla zona settentrionale a quella meridionale.
A prescindere dalla zona di appartenenza del tuo dialetto, è importante non abbandonarlo. La nostra lingua locale, figlia di un passato variegato della regione, è da preservare e tutelare. Mostrare la nostra cadenza non può che essere sinonimo di ‘pugliesità’ e di orgoglio.
Data: 19 Dic 2018
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