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L’Irccs de Bellis di Castellana Grotte ha ottenuto il suo primo brevetto europeo grazie alla messa a punto di un metodo di mummificazione dei tessuti istologici per la loro conservazione decennale nei laboratori.
La scoperta, compiuta dal dott. Raffaele Armentano, ricercatore medico dell’Unità Operativa di Anatomia e Istologia Patologica, ha tra i suoi benefici quello di portare a notevoli risparmi sia economici che fisici.
Scopri di più su: IRCCS de Bellis, brevettata tecnica per conservare i tessuti
Da sempre un gravoso problema per tutti i laboratori di Anatomia e Istologia patologica, la conservazione dei tessuti prevede che i responsabili dei diversi laboratori debbano assicurare, così come previsto dalla legge, il buono stato del tessuto incluso in paraffina per dieci anni, e quindi questo comporta che i blocchetti debbano essere conservati in ambienti con una temperatura controllata.
Un eventuale guasto all’impianto di refrigerazione in estate, dunque, potrebbe rovinare in maniera grave l’architettura del tessuto, rendendo così impossibile una rivalutazione del caso. I cosiddetti ‘blocchetti’ devono anche essere riposti al riparo da eventuali roditori.
Un’altra prassi comune, inoltre, è quella di spedire i tessuti in un altro laboratorio per ottenere un altro parere scientifico: anche in questi casi i rischi di questo procedimento potrebbero essere alti. Come facilmente intuibile, dunque, il mantenimento del sistema di preservazione ottimale richiede un dispendio di risorse economiche e di spazio.
È proprio grazie alla scoperta dell’IRCCS de Bellis che tutti questi procedimenti vengono meno: grazie ad una serie di passaggi i tessuti si disidratano, rendendoli non più suscettibili ad eventuali alterazioni di temperature. Questo processo, che ha permesso all’Istituto di essere insignito del primo brevetto internazionale rilasciato dalla European Patent Office, oltre a ridurre di dieci volte il peso e di quattro il volume del campione e quindi anche degli spazi totali di conservazione, permette al tessuto di essere nuovamente reidratato, sezionato e colorato per tutte le tecniche di istologia.
Come spiegato da Gianluigi Giannelli, il direttore scientifico dell’Istituto di Castellana Grotte, l’attività del trasferimento tecnologico deve essere letta come un ulteriore volano dell’attività scientifica, che amplifica le ricadute dei risultati scientifici non soltanto per i pazienti ma facendo muovere l’economia territoriale a vantaggio di tutti i cittadini e attraendo nuove risorse investibili nella ricerca.
Data: 10 Giu 2020
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