Home » Percorsi archeologici »
Contenuto
L’estrema ricchezza e varietà dell’itinerario proposto si sviluppa lungo un percorso misto, fatto di musei e luoghi : tutti gli appassionati di antiche vestigia restituite dalla terra potranno trovare non soltanto un ricchissimo patrimonio di oggetti musealizzati quali vasi, monete, statue, gioielli provenienti dai contesti più disparati ( dalle necropoli agli scavi urbani), ma anche rovine ed intere città.
Visitando il Parco Archeologico di Canne della Battaglia, comprendente la cittadella medievale e l’Antiquarium si respira ancora l’atmosfera del celebre scontro del 216 a.C tra i Cartaginesi di Annibale e l’esercito Romano, quest’ultimo drammaticamente sconfitto in quella che è stata definita la più grande battaglia dell’antichità.
L’abitato apulo, distrutto ai tempi delle guerre puniche, lascerà il posto alla Canne romana e in seguito a quella medievale. In tal modo è possibile visitare la zona archeologica comprendente la cittadella medievale, percorsa dal decumano sul quale insistono colonne, iscrizioni, cippi e lapidi provenienti dalla città più antica e dalla vicina Canusium; all’estremità dell’abitato vi è l’area delle basiliche, idealmente contrapposta a ciò che resta del castrum, che conserva le fondazioni della cattedrale romanica con la cripta ancora leggibile nel suo impianto a tre navatenella. Un’ imponente colonna si affaccia sulla spianata della battaglia, che conserva tuttora il nome di “campo di sangue”, teatro del celebre scontro , uno dei luoghi più suggestivi e ameni dell’intera regione. L’Antiquarium all’interno del parco conserva corredi funebri, ceramiche e ricostruzioni plastiche delle vicende belliche, e può essere il punto di partenza per un trekking archeologico sui sentieri che si snodano tra le colline circostanti e che toccano il sepolcreto medievale e il villaggio dauno di Canne Fontanelle.
Nelle immediate vicinanze, seguendo il fiume Ofanto (l’Aufidus romano), si erge Canosa: considerata da esperti e studiosi il centro archeologico più interessante e importante della Puglia, la città dalla lunga e fascinosa storia conta origini antichissime che la vedono dapprima centro politico e militare dauno del V sec a.C., con la fiorente civiltà dei princeps dauni, artefici di monumenti di eccezionale valore e bellezza quali le tombe monumentali (gli ipogei), per poi divenire municipium romano di grande rilevanza politica e amministrativa; le tracce della conquista romana sono leggibili nei templi classici come quello dedicato a Giove Toro o le terme Lomuscio, o nelle opere di ingegneria e architettura come il Ponte sull’Ofanto, Torre Casieri, il Mausoleo Bagnoli, l’arco Traiano; grandiose strutture paleocristiane come il Battistero di S.Giovanni e la basilica e parco archeologico di S. Leucio testimoniano l’importanza del centro canosino anche in epoca altomedievale. Obbligatoria pertanto una visita ai due musei cittadini che raccolgono parte della bellezza e dei fasti delle epoche passate: l’ottocentesco Palazzo Sinesi, con centinaia di reperti provenienti da un prezioso corredo funerario del IV sec a.C. (Tomba Varrese), e Palazzo Iliceto imponente struttura del XVIII sec. che ospita attualmente la ricchissima collezione del Museo Civico.
Il nostro itinerario prosegue verso la costa attraverso l’agro di Bisceglie alla scoperta dei dolmen, serie di monumenti funerari megalitici a struttura trilitica risalenti all’età del bronzo; attualmente se ne contano cinque, benché in passato fossero più numerosi. L’ipotesi più accreditata è che si tratti di sepolture di prestigio legate a famiglie eminenti e rilevanti all’interno della comunità dell’epoca. Il dolmen più famoso d’Europa, quello della Chianca, si erge con i suoi due metri e mezzo di altezza nella campagna biscegliese, tra ulivi secolari e una natura selvaggia; altri dolmen presenti sul territorio sono quelli denominati di Frisari e di Albarosa e quello detto dei Paladini. Non si conosce molto dei misteriosi popoli che realizzarono ipogei, dolmen e menhir ma il numero elevato di strutture comportarono un massiccio impiego di forza lavoro: perciò è possibile che l’intera zona fosse una sorta di area sacra che attirava moltissimi fedeli. Nelle immediate vicinanze, tra una vegetazione selvaggia e lussureggiante, si aprono le Grotte di S.Croce, affascinante stazione preistorica solo in parte scoperta che presenta un insediamento umano risalente a circa 70.000 anni fa, in pieno Paleolitico, testimoniata dal ritrovamento del femore di un individuo adulto di Homo Sapiens a cui segue il rinvenimento di una “stuoia” in fibre vegetali, considerata il più antico manufatto ad intreccio scoperto finora in Italia, antico di 6500 anni.
Lo stesso tema lo possiamo ritrovare anche nei pressi di Molfetta con il suo Pulo: una delle maggiori doline carsiche pugliesi, profondo 35 metri, con le sue ripide pareti percorse da un sentiero che permette di visitarlo interamente e che ci porta alla scoperta di numerose cavità e anfratti utilizzati in tempi remoti come abitazione, mentre la parte superiore conserva tracce di un villaggio neolitico e della sua necropoli; la temperatura e l’umidità del sito favoriscono una fitta vegetazione con specie arboree in via d’estinzione.
Ruvo di Puglia costituisce un’altra tappa importantissima all’interno del nostro itinerario con le sue origini risalenti all’età neolitica e una frequentazione ininterrotta che parte dal IX sec a.C: questa lunga e nobile storia ha tramandato ai posteri una preziosa e abbondante quantità di materiale proveniente soprattutto dagli scavi sette-ottocenteschi e che si trova in parte nei più importanti musei d’Italia e del mondo, e in parte in quello che è un vero e proprio gioiello museologico quale il Museo Jatta, all’interno dell’omonimo palazzo nobiliare; tipico esempio di collezione archeologica ottocentesca giunta a noi praticamente intatta, accoglie al suo interno oltre 2000 vasi raffigurati che costituiscono il compendio dell’antica produzione locale e che testimoniano la vivacità culturale della comunità, attraversata da idee e novità stilistiche dovute agli intensi scambi commerciali con l’area magnogreca; tra i pezzi più pregiati della collezione vi è il celebre cratere attico raffigurante la Morte di Talos, mitico demone e custode dell’isola di Creta, assurto a simbolo dell’intera città e testimonianza delle civiltà della Puglia preromana.
Se vogliamo scoprire le suggestioni di una passato davvero remoto, è vivamente consigliata la visita ad Altamura dove ci attendono le misteriose impronte di dinosauri risalenti a 65 milioni di anni fa: una scoperta recente e sensazionale di queste tracce fossili riconducibili ad almeno 5 specie tra carnivori ed erbivori che per l’eccellente qualità di conservazione, il numero elevato e l’altissima biodiversità rendono il sito murgiano unico al mondo. Come unico al mondo è l’“Uomo di Altamura”, unico scheletro del Paleolitico ritrovato in Italia, conservato all’interno del Museo Archeologico Statale insieme ad una ricca collezione di reperti che vanno dal neolitico all’età del bronzo tra i quali spicca il prestigioso Osso a Globuli ricavato da una zampa di ovino, riccamente decorato, molto simile ad uno rinvenuto negli scavi di Troia e databile al tempo di Priamo. Il Museo Statale accoglie inoltre altre tre sezioni dedicate rispettivamente al periodo Arcaico, Classico e Altomedievale preziosi reperti provenienti da località diverse e importanti come Gravina e Venosa.
“Quando l’Ofanto era color dell’ambra” è il titolo della mostra archeologica stabile presente nel Museo Archeologico di Minervino Murge che va a concludere idealmente il nostro percorso: l’ esposizione del museo comprende anfore, vasi, utensili di vario genere e armi risalenti al primo millennio a.C., fino a giungere ai primi secoli dell’impero Romano; da segnalare il tesoretto con sedici monete d’argento provenienti dalla Campania, da Arpi, e dalla città di Corinto testimonianza della vivace attività commerciale presente in quest’area nel III sec. a.C.e i pregiati gioielli in ambra,oro, argento e bronzo del VI e V sec. a.C.