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Tra le vie del borgo antico di Vieste, non distante dalla concattedrale di Santa Maria Assunta, nell’omonima piazza c’è la Chianca Amara, un monumento storico della cittadina garganica con una storia tutta da conoscere.
Questo semplice blocco di pietra che i viestani non toccano, racchiude nel suo passato una delle peggiori efferatezze mai commesse, risalenti al lontano 1554.
In quell’anno, infatti, Vieste fu assalita dal corsaro Dragut Rais, al comando di una flotte di 70 galee. In men che non si dica, data la semplicità con la quale i nemici riuscirono ad entrare in città, si mostrò la fallacità delle misure di difesa previste dal vicerè Don Pedro di Toledo ma non solo…
Nonostante i viestani provarono a resistere con le unghie e con i denti, in poco meno di 7 giorni Dragut e le sue truppe entrarono in città, compiendo come al loro solito razzie e distruzioni.
Conosciuto anche con il nome di Spada vendicatrice dell’Islam, Dragut, Vicerè di Algeri e Signore di Tripoli, vedeva nelle battaglie dei validi mezzi per guadagnarsi un posto il paradiso. Pur di raggiungere il suo scopo, quindi, non si è mai posto problemi circa la ferocia dei suoi gesti.
Un esempio palese è raccontato proprio nelle tristi vicende di Vieste: oltre al suo saccheggio, Dragut e i suoi uomini imprigionarono più di 7mila persone, di cui 5000, tra donne e bambini, furono uccisi senza pietà. Da questi spregevoli episodi prese il nome la chianca amara, ovvero roccia amara, utilizzata per decapitare le persone: l’atrocità e la scelleratezza di questo gesto furono così gravi che le candide vie del centro storico si allagarono di rosso sangue.
Ancora presente nella parte antica della città, la chianca amara continua ancora oggi a ricordare a tutti i viestani di quanto accaduto in passato, fungendo da monito affinché questi episodi non si verifichino più.
Data: 17 Nov 2020
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