Home » Puglia Blog »
A 545 metri di altitudine, nei pressi del comune di Apricena ci si può imbattere in alcuni ruderi il cui silenzio assordante non è in grado di nascondere gli antichi splendori del luogo. Castelpagano, questo il nome del posto, è stato un castello costruito con l’obiettivo di controllare tutto il territorio circostante.
Contenuto
Complice l’altezza del posto, Castelpagano è sorto su uno sperone roccioso del Gargano, la cui imponenza, sebbene ormai sia rimasto ben poco di quella che fu una vera e propria fortezza, sembra continuare a controllare tutto il territorio limitrofo.
Questa località, oltre a rientrane nel comune di Apricena, condivide parte della sua storia e struttura con San Marco in Lamis.
L’origine di quello che è sicuramente stato un castello molto importante nell’antichità è incerta: l’unico dato sicuro riguarda la scelta della sua edificazione, volutamente avvenuta in un luogo strategico. La notevole altitudine, infatti, è stata importante per il controllo dei luoghi sottostanti: la visuale spazia dai monti del Gargano a quelli del Molise da un lato, al Tavoliere dall’altro.
Probabilmente la fortezza di Castelpagano è sorta nella seconda metà del IX secolo, ma deve il suo periodo di massimo splendore sotto la signoria del conte Enrico. Dopo essere stato in mano ai Normanni, che ne fecero un punto di forza di tutta la zona, il castello cadde nelle mani di Lotario III nel 1137, imperatore del Sacro Romano Impero.
La fama del luogo, nonostante i fasti passati, è tutta da attribuire all’imperatore Federico II di Svevia, tanto che la costruzione di Castelpagano viene spesso erroneamente attribuita allo stupor mundi.
Questi, solito soggiornare nella vicina Apricena, ha dato al castello il suo tocco personale attraverso numerosi restauri che hanno reso il posto idoneo ai suoi svaghi di caccia. A controllo di questo posto, l’imperatore mise una guarnigione di Saraceni, chiamati comunemente come pagani.
Il nome di Castelpagano, dunque, deriva proprio dalla presenza dei Saraceni sul posto. Dopo la morte di Federico II, la fortezza diventò feudo di suo figlio Manfredi, fin quando non fu devoluto ai re per diritto regio.
Dopo il periodo svevo il castello fu venduto e passato di mano in mano a diversi signorotti del luogo, che hanno cercato di mantenere attivi gli antichi fasti.
Tante sono le ipotesi circa la distruzione del posto. Tra quelle più accreditate e rese plausibili spicca quella dei numerosi terremoti che hanno colpito la zona del XVII secolo: il più noto risale al 1627, quando la stessa Apricena subì numerosi danni. Sebbene questo fattore abbia contribuito alla distruzione del posto, il completo abbandono di Castelpagano è antecedente a questo avvenimento ed è stato fatto risalire all’inizio del Seicento, quando gli abitanti si trasferirono nella sottostante Apricena.
A partire da quel momento in poi le pietre di Castelpagano furono utilizzate per costruire i rifugi nella valle di Sant’Anna.
Al momento è possibile recarsi sul luogo per ammirare personalmente i ruderi della fortezza, il cui tempo non ha portato via un muro perimetrale di circa 50 metri dall’altezza di un metro e mezzo. Ad essere ancora visibili sono anche le due porte un tempo utilizzate dai lavoratori.
L’idea del castello è mantenuta dalla torretta circolare la cui altezza non supera i cinque metri. Come ogni fortezza dell’epoca, anche in quella di Castelpagano è possibile ammirare la muraglia unita alla torretta. Ancora presente è anche la torre maggiore che presenta cinque facce ed è alta sette metri.
Ad essere totalmente perduta, purtroppo, è la struttura interna della fortezza, motivo per il quale è abbastanza difficile risalire alla sua vecchia costruzione
Sebbene del castello sia rimasto poco o nulla, questo posto merita assolutamente una visita. Per raggiungere Castelpagano basterà arrivare ad Apricena e poi percorrere la strada in direzione della contrada Voltapianezza, luogo nel quale bisognerà lasciare la macchina e proseguire per pochi metri a piedi.
Data: 26 Mar 2021
Riproduzione riservata. La riproduzione è concessa solo citando la fonte con link all'articolo.