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Brindisi, l’antica e importante Brentesion, deve probabilmente le sue origini ai cretesi, benché una leggenda ne ricolleghi addirittura la nascita all’eroe attico Teseo. Attraverso la sua lunga e affascinante storia la riscopriamo come grande centro messapico, in seguito colonia romana dotata di enorme importanza militare e commerciale, principale porto d’imbarco verso l’ Oriente e stazione navale della flotta da guerra romana in costante rivalità con la greca Taranto. Venne inoltre collegata direttamente a Roma tramite le famose vie Traiana e Appia: le maestose colonne in marmo cipollino poste al termine di quest’ultima restano l’unica memoria monumentale della Brindisi romana. Tuttavia, anche se sono scomparse importanti testimonianze architettoniche di epoca romana quali il foro, le terme, i templi e i teatri, è possibile percorrere un itinerario per frammenti, cogliendo cioè i resti dell’antico abitato come la cinta romana costruita in grossi blocchi di carparo o visitando il Parco Archeologico di S. Pietro degli Schiavoni, quartiere abitativo di età medio-imperiale costituito da abitazioni e strutture diverse e attraversato da un decumano lastricato.
Numerose le necropoli individuate nei rioni cittadini, segno di una continuità abitativa che va dal III sec a. C. al IV d.c. e che hanno arricchito con le loro sculture, epigrafi, corredi e mosaici parte del famoso Museo Archeologico Provinciale “F. Ribezzo”, uno dei più importanti musei archeologici del Mezzogiorno; aperto al pubblico dal 1956 e ospitato in un edificio a ridosso del suggestivo portico dei Templari, propone al visitatore tre differenti percorsi:
Di enorme interesse le testimonianze di archeologia subacquea con gli straordinari e copiosi rinvenimenti di “Punta del Serrone”: oltre duecento frammenti di bronzi, torsi maschili di L. Emilio Paolo e civis romanus, teste di filosofi, eroi, ritratti di Tiberio, Lucio Vero e Faustina, moglie dell’imperatore Marco Aurelio.
L’antica Oria ospita l’importante Centro di Documentazione Messapica il quale conserva diverse testimonianze della presenza dei Messapi insediatisi nella zona tra il VI e il III sec a.C.; tra i reperti si possono ammirare tre tombe e diversi tipi di trozzelle, oltre lo scavo archeologico sottostante. Altra interessante raccolta in loco è la raccolta Kalefati e il Museo Archeologico Civico “Francesco Milizia” che espone oggetti dell’antica Oria messapica e greco-romana. Suggeriamo inoltre una passeggiata presso il parco archeologico di Monte Papalucio dove è ubicato il santuario greco-messapico di Demetra e Persefone che ha fornito agli archeologi una cospicua documentazione sul mondo religioso dei Messapi. Spostandoci verso la costa potremmo fare anche una breve sosta a Mesagne, con il suo Museo Archeologico “Ugo Grafanei” che accoglie reperti d’età messapica, romana e medievale tra i quali spicca la collezione di monete greche provenienti dalle zecche di Taranto, Metaponto, Sibari e Crotone.
Tra una distesa di ulivi secolari ed il limpido mare di questo tratto di Adriatico, il sito archeologico di Egnazia è uno dei più interessanti della Puglia.
Citata da autori come Plinio, Strabone, Orazio, la città ebbe grande importanza nel mondo antico per la sua posizione geografica strategica e per la presenza del porto e della Via Traiana che ne fecero un attivo centro di traffici e commerci e ultima tappa del viaggio per Brindisi lungo l’antica strada.
La storia dell’antica Gnathia si è snodata nell’arco di molti secoli: il primo insediamento preistorico risale al XVI secolo a. C. (età del bronzo) e i suoi resti sono identificabile in una collina artificiale sul mare alta circa 8 metri. Nel VI secolo inizia per Egnazia, come per tutto il Salento, la fase messapica che cesserà con l’occupazione romana avvenuta a partire dal III secolo a. C; a questo periodo sono ascrivibili tratti delle poderose mura di difesa (alte 7 m., lunghe 2 km., che delimitano un’area urbana di circa 40 ettari) e le necropoli, ove oltre a tombe a fossa e a semicamera, sono presenti monumentali tombe a camera decorate con raffinati affreschi. La città entrerà quindi a far parte prima della repubblica e poi dell’impero romano e decadrà insieme ad esso. Abbandonata nel VII sec. la parte bassa dell’abitato, un piccolo gruppo di abitanti stanziatosi sull’acropoli la occuperà fino al XIII secolo.
Della città, scavata solo in parte, si conservano le vestigia risalenti alla fase romana: notevoli infatti i resti della Via Traiana, della basilica civile con l’aula pavimentata dal bellissimo mosaico delle Tre Grazie, del sacello delle divinità orientali, dell’anfiteatro, della piazza porticata. Tra gli edifici meglio conservati vi sono il criptoportico e le terme pubbliche, queste ultime riportate in luce di recente. Sono presenti anche quattro basiliche paleocristiane risalenti al IV e al VI sec d.C., due delle quali, ubicate nell’area destinata alle abitazioni private, originariamente con pavimento a mosaico.
Recenti e continue indagini archeologiche stanno gettando nuova luce sull’ ultima fase di frequentazione della città, quella medievale, mentre a sancire l’importanza del centro adriatico viene identificato un particolare tipo di ceramica definita appunto tipo Gnathia, caratterizzata da una raffinata decorazione in bianco, giallo e amaranto (IV-III sec. a.C.).
I reperti provenienti da Egnazia sono ammirabili nel Museo Archeologico Nazionale “Giuseppe Andreassi”: il nuovo allestimento, inaugurato il 25 luglio 2013, sorge all’esterno delle mura di cinta dell’antica Gnathia, nell’area della necropoli messapica, e ripercorre i trenta secoli di storia attraverso l’eccezionale ricchezza dei reperti esposti e l’apparato illustrativo di particolare suggestione. La storia della città emerge quindi attraverso oggetti e documenti individuati e studiati in quasi un secolo di ricerche: le sezioni dedicate alle fasi iapigia (IX- VII secolo) e messapica (VI- III sec. a.C.), approfondiscono i temi dell’evoluzione dello stile della ceramica, delle testimonianze relative ai riti funerari e alle sepolture; nelle sale relative all’età romana ampio spazio è dedicata all’architettura, ai riti funerari, ai riti pagani, con l’esposizione della bella testa in marmo raffigurante il dio Attis accanto all’altare destinato ai sacrifici in onore delle divinità orientali. Altre due sezioni illustrano le fasi finali della storia della città, quella paleocristiana, segnata dalla presenza del Vescovo Rufenzio, e quella medievale che si conclude nel XIII secolo con l’abbandono della città.
La Città Bianca ospita l’interessante Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia meridionale dove tra i reperti più interessanti risalenti al neolitico e all’età dei metalli sono ospitati i resti di Delia, la mamma più antica del mondo, una donna di 25.000 anni fa rinvenuta nella grotta di S. Maria di Agnano che ha conservato in grembo i resti del feto. Con la stagione estiva è inoltre possibile visitare il Parco archeologico e naturale di Agnano, un’area di 13 ettari alle falde della Murgia Meridionale a circa 3 km dal comune di Ostuni nel quale oltre al tipico e suggestivo paesaggio pugliese sarà possibile ammirare i resti di un grande santuario frequentato dal Paleolitico al XVIII secolo. Consigliata anche una visita al piccolo e romantico santuario di S. Biagio, dalla pittoresca facciata, incastonato nella parete rocciosa di una rigogliosa valle nella campagna murgiana.