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«C’è grande preoccupazione tra i pugliesi che vivono in Gran Bretagna per l’uscita dall’Unione europea. Da cittadini europei adesso si sentono apolidi: né italiani, né inglesi, né europei. Abbiamo incontrato una rappresentanza di essi a Londra, imprenditori e manager provenienti soprattutto dal settore bancario e finanziario». A spiegarlo è stata l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia, Loredana Capone. «Mentre scoprivano una Puglia per loro inedita che oggi offre tante opportunità per chi vuole investire-ha sottolineato l’assessore-mostravano apprensione rispetto all’esito del referendum e per come sarebbero stati trattati nel tempo restando lì. I pugliesi che risiedono nel Regno Unito da oggi si sentono diversi. Nel nostro incontro di networking a Londra si avvertiva in pieno il senso di precarietà e di incertezza per il futuro».
Il Regno Unito è al settimo posto tra i partner della Puglia per le esportazioni, più di 369 milioni il valore dell’export pugliese verso questo Paese. Oggi, dopo Brexit, «non sappiamo più quale sarà il futuro di queste relazioni né come vivranno lì i nostri connazionali e soprattutto i nostri giovani» ha concluso la Capone a margine di un incontro a Londra con circa 50 imprenditori e manager di origine pugliese e otto rappresentati di istituzioni ed enti italiani nel Regno Unito.
La Gran Bretagna abbandona l’Unione Europea e anche per le economie regionali si apre uno scenario inedito e di grande tensione. Il valore delle merci esportate nel 2015 è pari quasi 370 milioni con punte nei settori dei mobili (126 milioni) e dei prodotti alimentari (60,7 milioni). Un business che, seppur limitato nei numeri (pari al 4,5% del totale delle vendite estere pugliesi, ovvero 8,1 miliardi), consente a numerose imprese di lavorare e programmare gli investimenti: tra le aziende maggiormente esposte ci sono quelle dei salotti,C’è anche il comparto dei servizi come i trasporti ferroviari. «La Brexit — chiarisce Alessio Muciaccia, amministratore delegato della Gts di Bari — rischia di produrre effetti negativi sui flussi di merci movimentate. Per noi la Gran Bretagna è il secondo mercato di riferimento pari a un fatturato di 15 milioni. Dovremo essere attenti a valutare le mosse da intraprendere nei prossimi giorni. D’altronde l’esito del referendum ha spiazzato anche gli stessi operatori economici inglesi». Rischi da affrontare anche per l’agroalimentare. «Il valore delle esportazioni — attacca Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia — segna una crescita del 10,5% su base annua sotto la spinta dell’ortofrutta barese. Prodotti lattiero caseari, ortofrutta e vino sono i prodotti alimentari made in Italy maggiormente richiesti. La bilancia commerciale agroalimentare è dunque fortemente sbilanciata a favore dell’Italia con le esportazioni che superano di 4,6 volte le importazioni». Dalla Brexit al “restart”, il passo è breve.
Data: 27 Giu 2016
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