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La storia antica di Bari è stata ampiamente documentata dall’archeologia: dagli inizi del ‘900 ad oggi scavi condotti nella città vecchia hanno fornito preziose notizie riguardo l’occupazione del sito sin dall’età del Bronzo mentre recenti rinvenimenti nel territorio extraurbano hanno documentato l’esistenza di interessanti insediamenti rurali.
Per comprendere appieno la lunga e affascinante storia del capoluogo pugliese consigliamo come punto di partenza l’antico Monastero di Santa Scolastica che con l’attigua piazza S. Pietro rappresenta il vero nucleo storico e archeologico di Bari, con testimonianze che vanno dal XII sec a.C. fino all’età greco-romana, bizantina e medievale.
Ed è proprio all’interno del monastero che ha trovato collocazione il Museo Archeologico Provinciale: istituito nel 1875, vanta ben 30000 pezzi provenienti non solo da Bari ma anche da altre importanti zone quali Canosa, Ruvo, Rutigliano, Bitonto, Egnazia che vanno ad illustrare una storia lunga e affascinante attraverso terrecotte architettoniche e figurate, sculture lapidee, epigrafi, manufatti in oro della Magna Grecia, vetri di epoca romana, bronzi e una notevole collezione numismatica che comprende circa 12.000 esemplari greci, bizantini e medievali. Da non perdere l’attigua area archeologica di S. Pietro, zona frequentata dall’Età del Bronzo e che conserva tracce dell’abitato indigeno, resti della fase romana e parte di una chiesa medievale con annessa necropoli: su questi, nel Quattrocento viene costruito un convento francescano al quale appartiene il chiostro tuttora in piedi, divenuto simbolo della piazza. Rovine di edifici sacri paleocristiani e bizantini come la cripta di SS. Giovanni e Paolo e Santa Maria del Buon Consiglio, con le sue belle colonne in marmi pregiati e capitelli romani, attestano la ricchezza e il profondo sentimento religioso dell’intera comunità.
Continuiamo il nostro itinerario alla scoperta della Bari sotterranea visitando i recenti scavi effettuati all’interno del maestoso Castello Svevo che hanno portato alla luce le fondazioni di un più ampio abitato bizantino composto da abitazioni e chiese, tra queste ultime i resti della chiesetta di Sant’Apollinare risalente all’XI sec.; il percorso attraverso il Succorpo della Cattedrale di S. Sabino ci conduce invece alla scoperta di un vasto ambiente sotterraneo voltato che occupa i tre quarti della cattedrale: probabilmente riconducibile all’edificio sacro premillenario presenta il prezioso pavimento musivo risalente all’VIII sec che per i suoi caratteri stilistici potrebbe essere ancora più antico.
L’itinerario tocca anche il cinquecentesco Palazzo Simi, le cui fondamenta ne fanno risalire le origini al periodo imperiale del I sec. d.C.; il palazzo, sede del Centro Operativo per l’Archeologia di Bari ingloba nel suo interrato resti monumentali di due chiese sovrapposte di età bizantina e romanica.
Proseguendo verso sud incontriamo la bella Monopoli che ci offre la preziosa collezione del Museo “Meo Evoli”, un’autentica oasi di cultura in un magnifico contesto ambientale; insieme al museo Jatta di Ruvo, il “Meo Evoli” è un esempio significativo del gusto antiquario ottocentesco dove l’amore per l’arte si fonde al contesto architettonico, in questo caso una villa di gusto neoclassico, che accoglie una pregevole collezione archeologica comprendente reperti di origine locale e nazionale come le preziose ceramiche apule, lucane e campane a figure rosse, vasi corinzi e ritratti ellenistico-romani. Gli stessi viali del giardino della villa sono punteggiati da elementi architettonici di spoglio come colonne, capitelli e il bel sarcofago di Petilia Secondina, sacerdotessa di Minerva morta a nove anni, ritrovato nell’agro di Giovinazzo. Molti i reperti provenienti da Egnazia, come bronzi, marmi e terrecotte, e da altri importanti siti come Canosa, Ruvo e la Daunia.
L’antico e importante centro peucezio di Azetium, l’attuale Rutigliano, è noto soprattutto per i sontuosi corredi funerari esposti nel Museo Civico Archeologico “Di Donna”, nell’omonimo palazzo: monili di ambra, gioielli in oro, fibule d’argento, alabastri orientali e vasellame in bronzo, armature e ceramiche d’importazione attica costituiscono il nucleo principale della raccolta, che oltre ai reperti di età classica offre testimonianze di epoca preistorica comprese tra l’XI e l’VIII sec. provenienti dall’agro circostante.
Interessante il Museo Civico di Conversano ubicato negli ambienti intorno al chiostro di San Benedetto, uno dei monasteri più antichi della Puglia e comprendente una sezione archeologica con reperti che vanno dalla preistoria all’epoca romana e quantificabili in selci e strumenti litici provenienti da alcune grotte di Conversano e Monopoli e corredi funerari di epoca peuceta. Una sosta merita anche il piccolo ma interessante Museo Civico “Salentino” ad Acquaviva delle Fonti che espone ceramiche risalenti al IV-III sec a.c. provenienti dal sito archeologico in contrada Salentino oltre a lame e raschiatoi risalenti al Paleolitico dalla Grotta di Corto Martino.
Il Parco Archeologico di Monte Sannace a 5km da Gioia del Colle, oltre ad imporsi per la bellezza e l’amenità del paesaggio murgiano, costituisce una delle aree archeologiche più importanti dell’intera regione, identificabile probabilmente con l’antica Turum o Thuriae ricordata da Plinio; l’importante centro peucezio, nodo strategico nei rapporti e collegamenti tra il versante adriatico e quello ionico, è stato interessato da sistematiche campagne di scavo che hanno messo in luce l’abitato apulo comprendente l’acropoli, tratti di mura urbiche, edifici pubblici e dimore private di forma irregolare che si sviluppano all’interno di veri e propri isolati con strade e slarghi, una vasta necropoli che ha restituito numerosi e importanti reperti in parte conservati nei musei di Bari e Taranto e in parte esposti nel Museo Archeologico di Gioia del Colle, naturale prolungamento della visita a Monte Sannace. Il museo, che si apre nella suggestiva cornice del castello federiciano, uno dei più belli in Puglia, raccoglie vasi e ceramiche provenienti da contesti locali (Magna Grecia e Taranto) e d’importazione greca (Atene e Corinto): tra i reperti più significativi si segnalano un cratere attico a figure nere con scene di lotta di Ercole contro le Amazzoni, un altro con la cattura del Toro di Maratea e il cratere a campana a figure rosse attribuito al Pittore di Amycos. Ai vasi si aggiungono statuine fittili, oggetti di ornamento in metallo ed elementi di armature come cinturoni e punte di giavellotto.