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Sei cartoline, diffuse sui social, contenenti altrettanti slogan in salsa salentina: è questa la controrisposta delle associazioni leccesi Casa delle Donne, L.e.A. – Liberamente e Apertamente e Kore Salento alla comunicazione ministeriale sul Fertility Day voluta dal ministro Beatrice Lorenzin. Include una serie di slide ironiche, da “ma l’asilo per la piccola è gratis?” passando per “Ma quando nasce la piccola chi lo dice al capo?” e risponde all’inclinazione autoritaria e moralistica che la campagna ha assunto. “A questa campagna offensiva-si legge in una nota ufficiale-che mira a contrastare gli effetti della liberazione femminile, abbiamo voluto rispondere con forza ma anche con molta ironia, attraverso sei frasi in dialetto, in contrasto con l’inglesismo utilizzato nella campagna ministeriale, che intendono mettere in discussione i contenuti del ‘Piano nazionale per la fertilità” spiegano “La scelta del dialetto intende caratterizzare maggiormente un messaggio, che si vuole calare nella realtà salentina, invitando tutte e tutti ad una riflessione pubblica sul significato simbolico e culturale di questa iniziativa ministeriale”.
“Crediamo-prosegue la nota-che ben altra competenza analitica e sensibilità politica erano richieste al governo e alla ministra, per misurarsi col nodo della natalità, in cui si intrecciano una complessità di fattori poco rintracciabili nel progetto ministeriale. Due sono quelli che ci sembrano più rilevanti: da un lato, l’assunto ormai storicamente consolidato che la maternità non rappresenti più il naturale destino della donna, ovvero la fonte primaria della sua realizzazione; il che comporta un cambiamento della cultura della natalità non più affidata ad un processo naturalistico, ma al sistema delle scelte individuali. La pretesa di intaccare lo spazio privato prevaricando la libera scelta di fare o non fare figli, se non di impedire la possibilità di averne a chi li desidera, con una inammissibile discriminazione lesiva dell’uguaglianza dei diritti, come nel caso delle coppie omosessuali, svela il volto di una politica post-moderna poco incline al pluralismo e alla laicità dei diritti e fortemente subordinata agli imperativi di sistema e alle urgenze del globalismo”. Una bocciatura senza fronzoli di una cultura “aggressiva”, realizzata a suon di like e commenti piccati su Facebook.
Data: 24 Set 2016
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