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Oltre le sbarre: “Caffè ristretto”, archiviata la seconda edizione del laboratorio di scrittura creativa a Bari

Oltre le sbarre: “Caffè ristretto”, archiviata la seconda edizione del laboratorio di scrittura creativa a Bari

Cinque incontri di due ore ciascuno con i ragazzi per approfondire l’eterna contrapposizione tra il bene e il male. Si è conclusa con questo appuntamento la seconda edizione di “Caffè Ristretto”, all’interno del carcere minorile IPM Nicola Fornelli di Bari. Finanziato dall’Assessorato alle Politiche Giovanili, Educative, Università e Ricerca, Politiche attive del lavoro, Fondi europei del Comune di Bari al 1° CPIA di Bari (che presiede la scuola carceraria), il laboratorio di scrittura creativa, ideato e curato dalla scrittrice e drammaturga barese Teresa Petruzzelli, è durato un mese. A condurre il laboratorio la docente Mariangela Taccogna che, partita dalla storia di Harry Potter, andando incontro alle richieste dei ragazzi stessi, ha modificato il percorso di riflessione concentrandosi sul rapporto bene/male che i ragazzi, in un gruppetto compreso tra le cinque e le sette unità, hanno analizzato anche rispetto al proprio vissuto e alla propria situazione.

Da Harry Potter al rapporto bene/male, coinvolti i detenuti del “Fornelli”

Il percorso per i detenuti nel carcere maggiore prevede tutta una serie di attività e incontri formativi e informativi con addetti ai lavori del mondo della cultura (librai, editori, scrittori, critici, artisti etc.); workshop con giornalisti su temi concordati e quest’anno, per la prima volta, anche una collaborazione attiva con lo staff delle pagine di Newspaper Game inserite ne La Gazzetta del Mezzogiorno, la testata giornalistica più letta di Puglia, finalizzati alla produzione di testi e articoli destinati alla pubblicazione. “Caffè ristretto funziona davvero come un caffè letterario – ha sottolineato Teresa Petruzzelli -. Si discute di temi fondamentali che spesso però vengono evitati dai ragazzi. Mettere al centro la dicotomia Bene/Male insieme ai problemi dell’adolescenza è stata una scelta sicuramente vincente. La partecipazione e il coinvolgimento dei ragazzi ci convince poi sempre più della validità di questo progetto in una realtà complessa come quella delle carceri minorili. Chissà che un domani non si possa guardare più in grande e lavorare anche in altri territori”.

All’evento finale, insieme a Teresa Petruzzelli e alla docente Mariangela Taccogna, che ha portato avanti la riflessione, hanno partecipato anche Giovanni Bello, responsabile de “La Feltrinelli” Bari (Via Melo) che ha donato all’Ipm di Bari 11 dvd selezionati tra una serie di titoli specifici per ragazzi, con l’intento di avviare la creazione di una cineteca fruibile dagli ospiti dell’Istituto. A presentare il lavoro svolto uno dei ragazzi stessi che ha spiegato ai compagni e al pubblico l’evoluzione della riflessione passata dalla selezione di immagini e parole associate al bene e al male alla realizzazione di cartelloni con disegni ed elaborati prodotti da loro stessi come poesie, racconti, scenette di vita vissuta. “Siamo soddisfatti del lavoro svolto – commenta Mariangela Taccogna -. È stato interessante e stimolante per più aspetti, anche alla luce del fatto che si trattava di un progetto aperto alla partecipazione di chi desiderava farlo il che motivava senza dubbio il nucleo centrale dei partecipanti, ma faceva avvicinare anche i ragazzi che ne sentivano parlare dai compagni”.

Un ringraziamento per il lavoro svolto è arrivato dal direttore dell’istituto Fornelli, Nicola Petruzzelli, che ha ringraziato anche il Comune per il sostegno dato all’iniziativa. “Cultura e istruzione sono due elementi fondamentali per la rieducazione delle persone-ha detto PetuLaboratori come Caffè ristretto aiutano i ragazzi a tirar fuori quello che è già dentro i ragazzi e sono un terreno fertile per portarli lontano dai territori di appartenenza, ad andare oltre i propri limiti e a guardarsi intorno con occhi nuovi. Inoltre – ha concluso – è un modo per aprirci all’esterno e interagire con il “fuori da qui”, per non sentirci e non far sentire i nostri ragazzi separati dalla società ma parte di essa, e in grado di cambiare la propria vita e il proprio destino”.


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